Con le tecnologie di neuromodulazione si velocizza il
recupero. Lo studio italiano che lo dimostra

Tremori, difficoltà nel cammino, alterazioni nella postura, vertigini, disturbi cognitivi e psichici che
compromettono l’autonomia in tutte le attività quotidiane, a cui va aggiunto un alto rischio di cadute. È
quanto è costretto a vivere chi è colpito da atassia cerebellare, una malattia che comporta la progressiva
perdita della coordinazione muscolare volontaria.


Oggi la patologia riguarda circa 500 mila casi in Europa. Secondo le linee guida la cura passa da cicli di
esercizi di riabilitazione motoria, riabilitazione cognitiva e attraverso gli exergames, videogiochi che non
sono semplici passatempi virtuali ma che sono progettati per trasformare il gioco in esercizio fisico
terapeutico. Ma – ecco la novità – affiancare il trattamento standard a cicli di fotobiomodulazione
cerebrale e stimolazione magnetica transcranica di tipo statico rende il recupero più efficace e veloce.
Lo dimostra lo studio della dottoressa Alessia Ciccola, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale e
Neuropsicologa del Centro Disturbi Cognitivi e Demenze del presidio ospedaliero di Montegranaro –
UOC Neurologia, AST Fermo, nelle Marche. Nella suo lavoro “Un approccio integrato tra
neuropsicologia e neurobiotecnologie in caso di atassia cerebellare” la dottoressa Ciccola conferma, dati
alla mano, che nell’arco di un solo ciclo di sedute il paziente atassico ha mostrato miglioramenti sia
nella postura che nel cammino, con un incidere più sicuro; maggiore equilibrio e fluidità; miglioramenti
nel sit to stand (un esame utilizzato per valutare la funzione fisica di un paziente) e miglioramenti nella
coordinazione dei movimenti fini.


«Ho esposto il caso del signor P., con diagnosi di atassia cerebellare dopo un ictus ischemico cerebellare»
racconta la dottoressa Ciccola. «Il paziente riportava deficit motori nella deambulazione, coordinazione,
equilibrio, insieme a lievi deficit cognitivi. Dopo solo un primo ciclo di sedute combinate con NIR® e
fTMS® Cerebro, l’indagine neurovascolare (la Spettroscopia nel vicino infrarosso NIRS) mostrava un
miglioramento quantitativo nei risultati dei test somministrati. Nonostante non sia stato completato il ciclo
di sedute previsto, i vantaggi ottenuti nel miglioramento della qualità di vita, soprattutto a livello motorio,
già col solo primo ciclo aprono la strada a questo nuovo paradigma neuroriabilitativo. Il mio studio
dimostra che l’integrazione di trattamenti riabilitativi, cognitivi e motori normalmente impiegati nelle
atassie, con le biotecnologie di Fotobiomodulazione Cerebrale e fTMS statica rendono più efficace e
veloce il processo riabilitativo del paziente atassico».


Che vantaggi sono stati ottenuti grazie alle tecniche di neuromodulazione?

«Lo scenario cerebrale dopo l’ictus è costituito da neuroinfiammazione e processi ossidativi e vascolari.
Da un punto di vista neuropsicologico dopo la terapia i pazienti con ictus sperimentano un miglioramento
nella qualità del sonno e in generale della qualità della vita e un’attenuazione delle cefalee. La
fotobiomodulazione a livello cerebrale induce un aumento della concentrazione
di emoglobina ossigenata consentendo alla regione cerebrale danneggiata l’apporto di ossigeno e sostanze
nutritive, quindi ha effetto sul metabolismo cellulare, sulla neuroprotezione e neurogenesi, svolge effetti
antinfiammatori e agisce sullo stress ossidativo. La stimolazione magnetica transcranica è una tecnica di neuromodulazione non-invasiva e non- farmacologica che utilizza il campo magnetico per stimolare o inibire specifiche aree del cervello. Oggi viene utilizzata come metodo di trattamento per una serie di disturbi neurologici e psichiatrici come la Depressione Resistente e il Disturbo Ossessivo-Compulsivo. A seconda dei parametri scelti per la stimolazione l’effetto sul cervello può essere di attivazione dell’attività elettrica di un’area altrimenti inattiva o ipoattiva oppure di inibizione- riduzione dell’attività elettrica in corso in una determinata area iperattiva. Nel mio caso ho utilizzato la Stimolazione Magnetica Transcranica Statica con il dispositivo
Cerebro fTMS. A differenza di molti dispositivi questa biotecnologia lavora in micro-Tesla, con il doppio vantaggio della non invasività e della capacità di modificare l’attività elettrica cerebrale in maniera del
tutto indolore.


Quali sono stati i miglioramenti più evidenti?
Quelli ottenuti a livello motorio, nel cammino con deambulazione più veloce e fluida e un restringimento
della base di supporto, nella stazione eretta che veniva mantenuta con maggiore equilibrio, nella posizione
seduta e nella coordinazione dei movimenti fini. Il paziente ha anche diminuito l’uso del bastone e, cosa
non da poco, ha cominciato a percepirne l’uso come un supporto per la propria sicurezza, finalizzato al
mantenimento della propria autonomia.
Il quadro cognitivo invece è rimasto stabile, ma va detto che non si è potuto procedere a effettuare una
valutazione neuropsicologica completa perché sarebbe stata a distanza di troppo poco tempo dalla prima
valutazione. Anche le autonomie nella vita quotidiana sono rimaste invariate ma, appunto, sottolineo che
sono risultati ottenuti con un solo ciclo di sedute. Doveva seguire un secondo ciclo ma il paziente non ha
proseguite sia per via dell’affaticamento dovuto al carico di lavoro a cui era sottoposto, sia per l’aspetto
economico dei trattamenti.


Lo studio che prospettive apre?
Nonostante si tratti di un unico caso clinico, i miglioramenti riscontrati nell’arco di un ciclo di sedute
dimostrano come questo tipo di trattamento riabilitativo integrato possa influire positivamente nel
processo di recupero e debba quindi essere preso in considerazione per lo studio di nuovi paradigmi
riabilitativi in questo tipo di malattie. Ritengo che si dovrebbe considerare l’opportunità di inserirlo in
programmi di prevenzione che includono interventi multidisciplinari e personalizzati al fine di migliorare
la loro qualità di vita.

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