L’occhio, il cervello che vede

I processi cognitivi influenzano la percezione visiva.

La segmentazione di una scena, ovvero la sua suddivisione nei diversi oggetti che la compongono, richiede una combinazione di analisi di complessità crescente che seguono il criterio della continuità affermato dalla Gestalt e di analisi di complessità decrescente che creano l ‘aspettativa di vedere un oggetto.

Una potente influenza che parte dal complesso per arrivare ad analizzare oggetti semplici è costituita dall’attenzione parziale, che è in grado di mutare la focalizzazione visiva senza che gli occhi dell’osservatore abbiano a muoversi. 

L’attenzione spaziale è orientata verso un oggetto in quanto si concentra verso l’area occupata dall’oggetto atteso, consentendo alla corteccia visiva di analizzarne ad un tempo sia la forma che gli attributi.

I meccani mi dell’attenzione sono in grado di risolvere il problema della sovrapposizione. A noi sembra che per riconoscere un oggetto in una scena che ne comprende molti, sia necessario determinare le caratteristiche che appartengono ai singoli oggetti. La nostra sensazione di identificare simultaneamente diversi oggetti è in realtà illusoria. Noi dobbiamo invece analizzare in serie i diversi oggetti spostando rapidamente la nostra attenzione dall’un o all’altro. È il risultato di ciascuna di queste analisi che permette  di  costruire  poi la percezione di un ambiente complesso composto da molti oggetti distinti . Una chiara dimostrazione dell’importanza dell’attenzione per il riconoscimento degli oggetti è il cosiddetto cambio di cecità. Se un individuo passa rapidamente in esame due aspetti leggermente diversi della stessa scena, non è più in grado di scoprire, senza un esame accurato, che in uno dei due aspetti manca un componente importante della scena.

Un’altra analisi che pane dal complesso è costituita dai compiti percettivi. Negli stadi iniziali dell’analisi visiva si osserva che le proprietà dello stesso neurone variano a seconda del tipo di discriminazione visiva che viene eseguita. La stessa identifìcazione degli oggetti comporta il confronto di diverse ipotesi; in questo confronto le rappresentazioni interne dei diversi oggetti vengono paragonate con le informazioni che provengono dalla retina. Tale processo è stato anche osservato nelle ricerche sulla immaginazione visiva: quando un soggetto si immagina una scena, in assenza di afferenze visive, gli stadi precoci dell’analisi visiva, come per esempio la corteccia visiva primaria, si attivano.

Una visione d’insieme

Il compito dell’analisi visiva di livello intermedio è quello di suddividere lo scenario visivo nei contorni e nelle superfici che appartengono ai singoli oggetti e di separare questi elementi dallo sfondo. Questo è certamente il compito più   difficile che il sistema visivo deve eseguire. Quando dobbiamo analizzare un ambiente visivo complesso, noi potremmo riunire le caratteristiche locali in un numero potenzialmente enorme di cose diverse. Ciò nonostante, riusciamo rapidamente a classificare gli elementi locali come appartenenti a un gruppo di oggetti che siamo in grado di confrontare con le rappresentazioni interne di oggetti la cui forma e la cui natura sono state conservate da esperienze pregresse.

Questa integrazione locale viene semplifìcata dall’applicazione delle regole di raggruppamento percettivo descritte dagli psicologi   della Gestalde ed è assistita da circuiti che prendono inizio nella corteccia visiva primaria. L’integrazione globale comporta l’analisi di attributi locali che dipende dalle proprietà dei neuroni sensoriali: la selettività per l’orientamento locale aiuta l’analisi  di contorni estesi, la sensibilità: di reazione   consente  la  determinazione del movimento  degli oggetti, la selettività della disparità acuisce la stereopsi generale e la sensibilità ai contrasti  assicura la costanza dei colori_­ ll processo di integrazione non è una semplice analisi di attributi di  crescente complessità ma viene anche influenzato informazioni che arrivano dalle aree corticali visive di ordina superiore. L’attenzione, l’aspettativa e i compiti percettivi influenzano il modo con cui noi suddividiamo il mondo visivo.

I meccanismi visivi di livello intermedio sono il prodotto delle connessioni lacerali che si stabiliscono fra le diverse colonne funzionali dei neuroni appartenenti a una certa area corticale e della convergenza di segnali a feed-forwrad  con informazioni a feedback che provengono dalle aree di carattere superiore. La visione non è pertanto un semplice meccanismo a feed-forward che riunisce le diverse forme in scadi di complessità crescente. I processi che vi stanno alla base sono altamente e rapidamente dinamici. Le strategie che noi impieghiamo per interpretare le scene visive comportano anche modifiche, dipendenti dalle esperienze, dei circuiti cerebrali nei quali viene conservata costantemente l’informazione relativa alle sagome degli oggetti con i quali entriamo in contatto nel corso della vita.

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