DIPENDENZA DA SOSTANZE E NEUROSCIENZE

Si può uscire dal tunnel anche grazie alle tecnologie di modulazione cerebrale.

Lo studio scientifico che lo dimostra

La fotobiomodulazione transcranica e la stimolazione magnetica statica aiutano anche in caso di disturbi correlati a sostanze e da ‘addiction’ (intesa come dipendenza di altro tipo, ad esempio al gioco d’azzardo), oggi considerati tra di disturbi più difficili da trattare.

La ricerca conferma che i trattamenti messi a punto dalle Neuroscienze® velocizzano il lavoro psicoterapeutico, facilitano il lavoro sui meccanismi neuropsicologici dati dalla dipendenza, diminuiscono i sintomi tipici della fase della disintossicazione come ansia, craving, stress, tremori e nausea e contribuiscono a modificare il funzionamento neuronale implicato nel desiderio della sostanza. Ne parliamo con l’esperto Massimo Amabili, psicologo e psicoterapeuta specializzato in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale, responsabile dello Studio Mind Lab® di Martinsicuro (Teramo, che ha condotto lo studio Psicoterapia e biotecnologie nel trattamento di un caso di Disturbo da Dipendenza da cocaina, una ricerca durata 18 mesi in cui ha documentato come le tecnologie NIR® e fTMS™ siano alleate preziose per uscire dal tunnel della dipendenza.

Dottor Amabili, ci racconta in breve il caso che ha seguito?

Un uomo di 36 anni affetto da un disturbo da uso di sostanze (cocaina) in comorbidità con un Disturbo Narcisistico della Personalità e con una lunga e intensa storia alle spalle, spaventato della comparsa delle paranoie che sono frequentemente slatentizzate dalle sostanze, si è rivolto a me per intraprendere una psicoterapia con una buona motivazione intrinseca al trattamento.  

Così ho iniziato questo percorso, a fianco della mia équipe, dosando e personalizzando una serie di interventi. In particolare, ho integrato le tecnologie NIR, fTMS™ statica e Neurofeedback Dinamico Non Lineare NeurOptimal® all’interno della pratica clinica psicoterapeutica di approcci consolidati come la terapia cognitivo comportamentale, la Flash Technique e l’E.M.D.R. Tutto accompagnato da un trattamento farmacologico di supporto necessario in casi di dipendenza, opportunamente seguito dallo psichiatra.

Dopo quanto tempo ha potuto registrare dei miglioramenti?

Dopo circa 6 mesi ho appurato che il mio paziente era sufficientemente stabilizzato e in condizioni di quasi completa astinenza. Così, ho iniziato a lavorare sul craving, potenziando l’EMDR e la Flash Technique con l’aiuto della neuromodulazione, cioè combinando il trattamento di fotobiomodulazione cerebrale effettuato con NIR e di stimolazione magnetica transcranica con la fTMS™, due sofisticate tecnologie sviluppate da Cerebro®. Ebbene, già alla fine del primo anno, questo insieme di interventi ha portato a risultati notevoli. Come emerso dai test, il paziente era in stato di totale astinenza da cocaina con un craving ridotto a zero. I punteggi dei questionari confermavano l’assenza di uno stato di sofferenza caratterizzato in precedenza da stati ansiosi, depressivi e sintomi ossessivo-compulsivi. Ma soprattutto non veniva rilevata più alcuna dipendenza. Quindi ho consolidato i risultati con il potenziamento offerto dal Neurofeedback Dinamico NeurOptimal®.

Che ruolo ha avuto, secondo lei, il trattamento di fotobiomodulazione transcranica nel determinare questo risultato?

I benefici maggiori sono stati relativi alla fase di disintossicazione, una fase delicatissima nel processo terapeutico. Grazie al trattamento con la NIR sono diminuiti i livelli di ansia, craving, stress, tremori, nausea e vomito. Poi, come noto, la fotobiomodulazione a livello cerebrale ha effetto sul metabolismo cellulare, riduce lo stress ossidativo, ha effetti antinfiammatori e favorisce la formazione di una nuova riorganizzazione neuronale, creando più solide connessioni e riequilibrando la quantità di neurotrasmettitori prodotti. 

Mentre il trattamento con la fTMS™ di Cerebro come ha supportato il percorso?
Grazie alle caratteristiche speciali di questa biotecnologia, ben differente dalle altre, siamo riusciti a intervenire nel funzionamento neuronale implicato nel desiderio della sostanza e nei comportamenti di ricerca compulsiva della sostanza stessa. Questa tecnologia permette infatti un trattamento non invasivo e indolore che va al cuore del problema stimolando l’area DLPFC (ndr. corteccia prefrontale dorsolaterale), un’area cerebrale che, come dimostrato dalle tecniche di neuroimaging, risulta alterata nei soggetti con diagnosi conclamata di tossicodipendenza. Tramite la fTMS™ posso concludere che è stato ristabilito il funzionamento del sistema di ricompensa e il rilascio di dopamina, entrambi meccanismi compromessi nei soggetti che abusano di sostanze.

Il paziente può dirsi ‘guarito’ dalla dipendenza da cocaina?
Come riporto nella mia ricerca si tratta di un caso di successo, ottenuto peraltro, va sottolineato, attraverso un trattamento indolore, senza ricovero e soprattutto efficace nel tempo. L’integrazione tra i trattamenti è stata fondamentale per lavorare su più piani e scardinare quelle connessioni neuronali che sono alla base della dipendenza della cocaina. Grazie a questo insieme di interventi e all’aderenza terapeutica del paziente che è stato al centro delle cure come parte attiva, abbiamo registrato un risultato che spero possa aprire nuove prospettive. Ma lo preciso: non si superano dipendenze di queste tipo senza la volontà attiva del paziente e senza la comprensione del processo che sta alla base della ricerca della sostanza da parte di chi se ne prende cura. Le tecnologie che oggi abbiamo a disposizione possono solo rafforzare un lavoro di volontà di cambiamento del paziente che già c’è e solamente se convogliate dall’expertise dei professionisti che li seguono a 360 gradi.

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